Tokyo (Odaiba e Shinjuko)
La vista sulla baia di Tokyo da Odaiba |
Tokyo, ore 08.45
La prima notte a Tokyo vola via che quasi non me ne accorgo: arriviamo alla stazione alle 21.30 e prendiamo un taxi per l'albergo, domani con calma studieremo come funziona la metropolitana. Check in e di nuovo fuori, per cena.
La prima differenza che noto rispetto a Kyoto, oltre al fatto che c'è davvero una marea di gente, è che i locali stanno aperti fino a tardi ed è possibile cenare praticamente a qualunque ora della notte. Mi ispira un localino cinese dove fanno i gyoza, i ravioli alla griglia migliori che abbia mai mangiato.
E poi di corsa a letto in una bella camera all'undicesimo piano.
Stamattina la sveglia suona alle sette, ci alziamo e cerchiamo un posto dove far colazione.
Scegliamo caffè latte, cookies e torta millecrêpes con panna e frutta.
A questo punto del viaggio mi sento in dovere di fare una piccolissima precisazione sui dolci giapponesi: sorprendentemente e almeno fin'ora (escludendo forse il kakigori, la granita del Fushimi Inari, che era dolcissima) ho l'impressione che i giapponesi non amino troppo lo zucchero. I wagashi, cioè i dolcetti tradizionali sono a stento zuccherati ed i dessert in stile occidentale, nonostante le apparenze, non sono mai troppo stucchevoli, anzi sono ottimi, proprio come questa torta.
Mentre siamo seduti al tavolino pianifichiamo il programma della giornata, oggi ce la prenderemo con calma, ma vogliamo comunque visitare almeno due quartieri.
Quindi cartina alla mano, pass giornaliero della metro e partiamo, direzione Odaiba, una grande isola artificiale nella baia di Tokyo.
Per raggiungerla prendiamo un interessante monorotaia sopraelevata e la vista è straordinaria, il salto dall'antica capitale degli ultimi giorni al futuro è quasi traumatico.
Scendiamo ed andiamo alla ricerca di Gundam, un robot antropomorfo alto 18m protagonista dell'omonimo anime e costruito nel 2009 in occasione del 30esimo anniversario della serie, che ogni due ore dovrebbe muoversi, e parlare.
Nel frattempo curiosiamo dentro Diver City, il centro commerciale alle sue spalle, è grande, ma niente di eccezionale e pure abbastanza caro, al settimo piano ospiterebbe il Gundam Font, però non sono abbastanza appassionata del genere per visitarlo.
A mezzogiorno abbiamo appuntamento con il mostro che finalmente ci da segni di vita: comincia una canzone, si sentono frasi e rumori dell'anime, Gundam gira la testa, s'illumina un po' ed esce del fumo.. la cosa più interessante è osservare come nel frattempo si sia creata una piccola folla in attesa che si facciano le 12, tutti pronti con macchine fotografiche e telefonini ad immortalare il momento.
Ci spostiamo un po' delusi verso il grattacielo della Fuji Television, la sede dell'omonima emittente televisiva progettata dall'architetto Kenzo Tage, un particolare edificio formato da una gabbia in cui si regge in equilibrio precario una grande sfera metallica, che vale la pena visitare per via del suo osservatorio all'ultimo piano.
Paghiamo l'ingresso e ci godiamo la vista sulla baia di Tokyo, che sicuramente merita il prezzo del biglietto (600 ¥ a testa). In lontananza si intravede anche la Tokyo Tower, una versione arancione della Tour Eiffel, naturalmente più alta e la riproduzione della Statua della Libertà.
Decidiamo che di Odaiba ne abbiamo abbastanza, e ci spostiamo verso Shinjuko, quando improvvisamente vengo attratta da un profumo celestiale che si diffonde nella metropolitana. Incapace di resistergli, non posso evitarne di seguirne la scia ed arrivo ad un chioschetto dove i commessi sembrano dei piccoli folletti e farciscono degli enormi bignè.
Così scopro i famosi Beard Papa's di Tokyo, grossi bignè croccanti, dall'aroma a dir poco divino, ripieni di crema pasticciera, cioccolato o crema ed anko. Sono una catena internazionale che ha più di 300 negozi in Giappone e quasi altrettanti nel resto del mondo. Ignorando i sensi di colpa ce li sbafiamo sulla metro e nel frattempo arriviamo a Shinjuko.
Questo quartiere per me è traumatico, il centro è pieno di vita, boutique di iperlusso (sembra che ogni grande marchio faccia a gara a chi ha il negozio più sfarzoso), locali e persone. Ma sbagliamo strada, e ci ritroviamo in un vicolo pieno di sale da giochi, club e karaoke dove individui non meglio identificati gridano per attirare i clienti..
E' tutto un po' strano e l'apice del terrore mi colpisce quando in un enorme palazzone illuminato come una giostra, tra rumori infernali di videogiochi e colpi di armi futuristiche, si muove questo coso pilotato da un ragazzino in cosplay che mi fissa e mi saluta con sguardo assente, mentre il robot ripete gli stessi gesti. Una cosa fuori di testa e sinceramente anche un po' grottesca. Decisamente troppo per il primo giorno.
Ritrovo la retta via e raggiungiamo la prossima tappa: il Neko Cafè, il caffè con i gatti!
L'ingresso costa circa 7€ all'ora a persona, la consumazione è facoltativa e ci sono delle regole da seguire: lavarsi le mani prima di entrare, togliersi le scarpe (ti danno loro delle ciabattine), non prendere in braccio gli animali, non usare flash per fotografare, non disturbare i mici che dormono.
I gatti sono tutti uno più bello dell'altro, sono anche tenuti veramente bene e l'idea è molto carina, ma mi stupisce comunque la quantità di ragazzini che continua ad entrare. Ad un certo punto arriva anche il momento della merenda in cui si possono dare ai mici dei croccantini. L'esistenza di questi caffè mi era nota ed ero curiosa di vederne uno dal vivo, tuttavia resto un po' perplessa dalla situazione. Soprattutto perchè i ragazzi non socializzano minimamente l'uno con l'altro, vengono esclusivamente per interagire con i gatti, che diciamo la verità, non sembrano nemmeno così felici dell'umana presenza, ma sopportano richiami e coccole perchè ormai sono abituati. I clienti restano in completa solitudine, mentre sono circondati da loro coetanei con i quali potrebbero invece tranquillamente fare amicizia. Ognuno si sceglie un gatto a turno, gli fa qualche grattino o carezza, finchè il micio non si stufa, dopodichè si spostano verso un altro. Se il felino è occupato, pazientano tranquillamente o fanno a turni per coccolarlo senza mai rivolgersi la parola. E' un po' strano. Un'altra pecca, mi dispiace dirlo, il locale non è proprio profumato.
Piove. Esploriamo i dintorni mentre l’asfalto umido riflette le luci di Shinjuku che si accendono.
Naturalmente questo quartiere offre qualunque tipo ristorante o di cucina e per cena stasera scegliamo un kaiten-zushi, il sushi su nastro.
C'è un rubinetto da cui esce l'acqua calda per il te, che come nella maggior parte dei locali in Giappone, assieme all'acqua è gratis. Si possono prendere tutti i piattini che si vogliono, che hanno un prezzo diverso in base al loro colore: quelli a tinta unita costano 105¥ ciascuno, mentre quelli fantasia 210¥. La differenza tra i due è che il piattino fantasia contiene più pezzi oppure un sushi particolare (ad esempio con l'ikura, le uova di salmone).
Il sapore del sushi non é molto diverso da quello a cui sono abituata, ma c’è una varietà pressoché illimitata. Ci sono praticamente infiniti tipi, e spesso i migliori sono quelli che non ho mai visto prima. La quantità che gira sul nastro trasportatore è impressionante, le fette di pesce sui nighiri strabordano dal riso e sono spesse come bistecche.
Smetto di prendere piattini solo perchè la cosa si sta facendo imbarazzante.
Il cameriere conta quanti ne ho impilati sul tavolo e paghiamo l'equivalente di circa 18 euro in due, sono commossa.
Dopo questa stupenda scorpacciata ci dirigiamo verso il grattacielo del Tokyo Metropolitan Government e saliamo fino al 45esimo piano, dove mi aspetta l'ultima emozione di oggi: il fittissimo cielo stellato delle luci della città.