Emergenza Coronavirus



L'epidemia da Coronavirus che ha colpito tutto il mondo non è la prima di questo secolo. 
Infatti meno di 20 anni fa (era il 2003) un altro Coronavirus, conosciuto semplicemente come SARS  (Severe Acute Respiratory Syndrome) si propagò tra alcuni paesi orientali (il paese di origine era anche in quel caso la Cina) e il Canada, generando in totale circa 800 morti, con una mortalità stimata di circa il 10%. Le modalità di trasmissione e l'interessamento principalmente dell'apparato respiratorio sono comuni con la forma che ci troviamo a combattere ora, che forse ha però una maggiore contagiosità.


Prima di spendere due parole sul perché delle scelte fatte negli ultimi giorni dal Governo, bisogna fare qualche premessa.

Innanzitutto, in quasi 20 anni gli scambi con i paesi orientali sono aumentati tantissimo. Inoltre, probabilmente il contagio era iniziato ben prima che scattasse l'allarme in Cina a gennaio (anzi per l'esattezza il 31 dicembre 2019), facendo sì che tante persone si siano contagiate senza rendersene conto nel nostro paese, da persone che per scambi commerciali avevano rapporti con la Cina. Questa ultima considerazione apre ad alcune positive valutazioni dei numeri che ogni giorno impietosamente sentiamo nelle conferenze stampa: meno soggetti di quanto pensiamo hanno sintomi che richiedono una ospedalizzazione o ancor peggio un ricovero in terapia intensiva, e la mortalità del 4-5% come stimata in questi giorni è probabilmente in realtà più bassa.
Infine, bisogna tener presente che i decessi dei pazienti sono perlopiù decessi con il Coronavirus, non a causa di questo. Infatti l'infezione porta una sintomatologia prevalentemente respiratoria, in parole povere difficoltà a respirare. I soggetti che muoiono sono prevalentemente pazienti con altre patologie, e l'aggravamento dato dai sintomi di questo virus ne provocano la morte. E' come aggiungere una goccia in un vaso già stracolmo, che poi straripa.

Passiamo ad analizzare quanto fatto dal Governo in questi ultimi giorni. Le misure sempre più stringenti sono state rese necessarie dalla scarsa percezione del pericolo da parte della popolazione, che continuava a fare una vita normale senza modificare le proprie abitudini, o addirittura fuggiva. Pericolo del virus, sicuramente, ma pericolo per la sanità nazionale: in Italia i posti di terapia intensiva sono meno di 5000, che ad oggi sarebbero sufficienti per i meno di 800 pazienti ricoverati in questi reparti (circa l'8-10% dei contagiati): ma ci sono a questo punto due problemi. Il primo, è che se ci ammaliamo tutti insieme, i posti non bastano; il secondo, che l'epidemia è per ora molto più estesa in un'area ristretta del nostro paese, che ovviamente non ha tutti i 5000 posti di terapia intensiva.

 

E qui veniamo al motivo delle misure straordinarie adottate dal Governo. Dobbiamo cercare in tutti i modi di limitare il contagio. Con l'hashtag #iostoacasa si è lanciata anche una campagna mediatica atta a sensibilizzare a rimanere il più possibile presso il proprio domicilio, ed evitare di contagiarsi e di contagiare.

Gli effetti di questi provvedimenti, che potete leggere per esteso sul sito del Ministero dell'Interno, vietano in sostanza i contatti umani o interpersonali; chiusi tutti i luoghi dove le persone si potevano incontrare, per fare sport, cultura. È concesso muoversi solo per reali esigenze lavorative o di salute, compilando un modulo di autocertificazione. Norme su come comportarsi e su quello che è possibile fare potete trovarle sulle FAQ del Ministero della Salute. È possibile fare la spesa, e i rifornimenti di generi alimentari non sono per il momento impattati da queste norme. Si può andare a passeggiare nei parchi e all’aria aperta, ancor più ora che andiamo verso la primavera, sempre rispettando la distanza di 1 metro e mezzo da altre persone (le distanze da tenere diventano invece più ampie nei luoghi chiusi, come ad esempio i mezzi pubblici).

Questo è quello che ognuno di noi può fare: restare a casa il più possibile. E poi se volete fare qualcosa in più, potete fare una delle innumerevoli donazioni sorte in questi giorni su Gofundme, per l’acquisto di attrezzature principalmente per le terapie intensive: ve ne suggerisco una a favore dell’Ospedale San Martino di Genova, ma ce ne sono tante altre da poter scegliere qui.

E ricordate: solo se iniziamo da subito a cambiare i nostri comportamenti sociali, rispettando le indicazioni fornite dal Governo e dagli esperti e dimostrando un senso di responsabilità civile, potremo contribuire a ridurre il rischio di contagio e uscire da questa situazione senza precedenti.

Adolfo De Pasquale Ceratti