Ti racconto il Grand Canyon

Sull'orlo di Grandview Point

Tusayan, ore 9.15

Facciamo una super colazione con uova, bacon and ham, e poi pancakes con toast al burro d'arachidi. Senza contare le calorie scappiamo subito in auto in direzione di Mather Point e Yavapai Point.



L'umore è altissimo perchè la giornata è stupenda, l'aria è fresca, il sole splendido e caldo ed io non vedo l'ora di affacciarmi nuovamente sul South Rim, il bordo meridionale del Grand Canyon. Arrivata al Visitor Center rimango un po' delusa per le sue prepotenti dimensioni, ci sono negozi, caffè e un parcheggio enorme, che rende il tutto un po' troppo turistico e un troppo poco selvaggio.

Ma quando mi sporgo sulla più grandiosa gola del mondo lo spettacolo che ho di fronte è di una potenza straordinaria. Il Canyon, dichiarato Patrimonio dell'Umanità Unesco, è immenso, lungo circa 446 km, largo fino a 30, profondo anche 1857 m, e nel labirinto dei suoi strati variopinti emergono quasi due miliardi di anni di storia della Terra.

 
 

Mi fa un'impressione stranissima. Perchè non ha la bellezza vivace e clamorosa del Bryce Canyon, ma mi sembra di guardare qualcosa di irreale. fuori dal tempo e dallo spazio. 
La prospettiva si confonde, le dimensioni si appiattiscono e a cercare di seguirlo ci si perde nella sua infinitezza. Ci spostiamo verso Grandview Point e lungo la Desert View Road inchiodiamo per fotografare un meraviglioso cervo mulo.


Grandview non mi delude. Qui c'è solo il Canyon, il vento e l'assoluto silenzio.



Proseguiamo verso le rovine di Tusayan, il sito archeologico costituito da un piccolo insediamento Pueblo che comprendeva una zona giorno, due ripostigli e un kiva, una stanza rituale utilizzata dagli uomini della tribù.

 

Sebbene non ci sia molto da vedere, la storia descritta nel piccolo museo è molto interessante. Quando gli spagnoli giunsero nei territori del sud-ovest trovarono grandi comunità indigene raccolte in villaggi scolpiti sui lati delle pareti dei canyon, con costruzioni in pietra e terra costruite lungo gli strapiombi che chiamarono Pueblos. I loro abitanti, cioè i Pueblo reclamavano la discendenza dal popolo primordiale degli Anasazi, dalla parola Navajo Anasaazi, che significa antichi nemici. Di questa cultura di Pueblo Ancestrali sappiamo pochissimo, ma esistono tracce datate 1500 a.C. Nel XIII si estinsero in circostanze misteriose, forse a causa di una grave siccità che li colse durante una migrazione e li costrinse addirittura ad atti di cannibalismo. Oggi delle 21 tribù di Pueblo distribuite sul territorio americano, solo una risiede ancora in Arizona ed è quella degli Hopi.

 
 

Ci dirigiamo verso l'ultimo punto panoramico di oggi, Lipan Point, da dove si intravede il Colorado e i calanchi ondulati intorno al delta Unkar, il luogo sacro circondato da vibranti rocce color vermiglio, dove vivevano proprio i Pueblo Ancestrali. 




Ripenso alla storia straordinaria dei popoli che hanno osato scegliere questo luogo come casa e contemplo il Canyon più che posso, mentre un'alce bruca sul sentiero per il ritorno.



Poi saliamo in macchina ed attraversiamo il parco tornando verso il nostro albergo.